Non ci sono dubbi sui responsabili della seconda guerra mondiale: Adolf Hitler. Naturalmente le cose sono un po’ più complicate, comunque si può riassumere il percorso verso la guerra in alcuni passaggi fondamentali fatti dai paesi aggressori e non fatti dalle democrazie occidentali che in tutti i modi volevano evitare un altro conflitto.
Invasione giapponese della Manciuria nel 1931; l’invasione italiana dell’Etiopia; denuncia del Trattato di Versailles e riarmo tedesco (1935); invasione della Renania (1936); guerra civile spagnola (1936); occupazione dell’Austria e della Cecoslovacchia (1938). Infine il trattato di non aggressione tra Germania e Unione Sovietica (1939).
Dall’altra parte, in senso negativo, i paesi democratici riuniti nella Società delle Nazioni sono stati colpevoli per non essere intervenuti nelle aggressioni di Manciuria e Etiopia. I particolare Francia e Gran Bretagna sono rimaste a guardare quando erano ancora nettamente più forti della Germania; prima non intervenendo nella guerra di Spagna, poi permettendo a Hitler di annettere Austria, Cecoslovacchia (fallimento della Conferenza di Monaco nel 1938).
Tecnicamente la IIGM si spiega nel tentativo della Germania di fare un blietzgrieg (guerra lampo) per conquistare l’Europa centrale e occidentale. L’occupazione della Polonia realizzata in tre settimane causò la dichiarazione di guerra di Francia e Gran Bretagna. Nell’estate 1940 le truppe della Wairmarch conquistarono il Belgio, l’Olanda, la Francia, la Norvegia e la Danimarca. Tutte furono occupate mentre la Francia ebbe una zona controllata dal governo collaborazionista di Vichy. L’Italia entrò nel conflitto nel giugno ’40 dichiarando guerra alla Francia quando questa era già stata sconfitta dalle truppe naziste.
Da un punto di vista pratico la guerra in Europa era finita.
La Germania non poteva invadere la Gran Bretagna – c’era il mare e la RAF Royal Air Force – ma era altrettanto improbabile che l’esercito britannico potesse sbarcare sul continente e sconfiggere i tedeschi. Hitler non si accontentò e rilanciò immediatamente scatenando la guerra area sui cieli britannici (operazione “Leone Marino”).
L’attacco dell’aviazione nazista sulle città inglesi segna una pagina leggendaria nella storia del popolo britannico.
Nelle colonie la guerra era ancora molto fluida. Truppe inglesi sottrassero aree coloniali agli italiani impegnando l’Africa Korps di Erwin Rommel in un duro confronto nel continente africano.
La guerra fu riaccesa dall’invasione hitleriana dell’Urss il 22 giugno 1941, la data decisiva della seconda guerra mondiale.
Nella mentalità di qualunque generale quella mossa appare completamente insensata: il doppio fronte a oriente e a occidente è l’incubo di ogni esercito!
Ma nel disegno di Hitler la conquista della Russia era un tassello fondamentale per ottenere grandi risorse e masse di schiavi per la macchina industriale e militare germanica. Inoltre la forza dell’Unione Sovietica era sconosciuta e certamente sottovalutata [1].
All’inizio sembrava che Hitler avesse ragione: ai primi di ottobre le forze naziste erano alle porte di Mosca; Stalin si era trasferito all’interno e la capitale sembrava sul punto di crollare. L’esercito russo però resistette e ben presto i tedeschi dovettero ripiegare.
La resistenza alle porte di Mosca (Operazione Barbarossa) è indicata da alcuni storici come il capitolo decisivo della guerra; il fallimento di una rapida vittoria in terra russa ha compromesso le capacità di tenuta dell’esercito tedesco nel lungo periodo. L’estate successiva fu tentato un nuovo sfondamento da sud (operazione Blu) con la migliore armata dell’esercito e 500.000 uomini. A Stalingrado si attestò la resistenza russa. Nell’inverno 1942-43 si decisero le sorti della guerra; 1 milione di morti a Stalingrado valsero la resa della VI armata di Von Paulus. Da quel momento iniziò la controffensiva sovietica che portò l’armata rossa a Vienna, Praga e Berlino.
Nel frattempo la guerra si era estesa fino a diventare planetaria. Il Giappone approfittò delle colonie francesi rimaste senza madrepatria e occupò tutta l’area del sud est asiatico, suscitando grande risentimento negli Stati Uniti che imposero severe restrizioni economiche al Giappone, totalmente dipendente dal commercio marittimo. Fu questo contrasto che portò – il 7 dicembre 1941 – all’attacco di Pearl Harbor.
Gli Stati Uniti condussero la “loro” guerra nel Pacifico, ma contribuirono attivamente alla controffensiva britannica in Europa. La scelta di Hitler di dichiarare guerra (anche) agli Stati Uniti appare, ancora una volta, strategicamente assurda.
Di fatto con la battaglia di Stalingrado e l’entrata in guerra dell’arsenale bellico Usa la guerra – a inizio ’43 – era segnata; i destini dei contendenti era segnato, c’era da stabilire i modi e i tempi. Gli alleati inziarono a riconquistare i territori, seppur molto lentamente, intorno al dicktat della “resa senza condizioni”. Questa formula, sicuramente giusta in linea di principio, portò ad un’ultima fase della guerra dettata dalla spietatezza assoluta: da una parte gli alleati che bombardavano a tappetto le città sotto controllo nazista (tra cui l’Italia) e si disinteressavano dei lager; dall’altra l’esercito tedesco – supportato dalle SS – che oppose una strenua resistenza riversando sulle popolazioni civili l’onta della sconfitta. Da qui la serie sconvolgente di stragi che portarono il numero delle vittime ad una cifra vicino o superiore ai cinquanta milioni!!! Tra le stragi che vale la pena ricordare c’è quella di Dresda – città rasa al suolo dall’aviazione americana – in cui in una sola notte si contarono circa centomila morti (con armi convenzionali) e i tanti eccidi a freddo delle popolazioni civili: Marzabotto, Santa di Stazzema, Fosse ardeatine eccetera.
A guerra in corso i paesi vincitori tennero una serie di conferenze per decidere l’assetto del dopoguerra; Churchill, Stalin e Roosevelt si trovarono a Teheran nel 1943, a Mosca nell’autunno 1944, a Yalta all’inizio del 1945, a Postdam nella Germania occupata nell’agosto 1945.
La Germania trattò la resa ai primi di maggio, il Giappone accettò la sconfitta nell’agosto dopo lo sgancio di due bombe atomiche nelle città di Hiroshima e Nagasaki.
[1] Il Giappone ebbe uno scontro nel 1939 con l’Armata Rossa in un conflitto non dichiarato e ne uscì malconcio. Forse anche per questo il Giappone non dichiarò guerra all’Urss ma solamente a Usa e Gran Bretagna.