La monarchia costituzionale (1789-1791)
Nuove leggi – L’attività legislativa dell’assemblea proseguiva a pieno ritmo.
• Incameramento beni della chiesa;
• Tasse in proporzione alla ricchezza;
• Emissione di assegnati (buoni del tesoro);
• Libertà di stampa, di opinione e di riunione;
• Nuovo ordinamento amministrativo: 83 dipartimenti divisi in distretti, cantoni e comuni, tutti con consiglio eletto dai cittadini;
• Nuovo ordinamento giudiziario: fine venalità delle cariche e completa distinzione tra il potere giudiziario e quello esecutivo e legislativo. Giudici eletti e processi con giuria popolare. Distinzione tra processi civili e criminali.
• Chiesa di Francia basata sul principio della nomina per elezione. Parroci e vescovi dovevano essere retribuiti dallo stato come ogni altro funzionario pubblico.
A questo punto il corso degli eventi sembra aver raggiunto un appiglio sicuro. Il deputato Duport proclamò, il 17 maggio 1791, che la rivoluzione era finita, e che bisognava porre fine agli eccessi, consolidare il governo, limitare libertà e uguaglianza. Anche per Bernave il senso profondo della rivoluzione era già raggiunto e stava nella disfatta dell’aristocrazia e nella vittoria della classe media.
Perché non riesce la stabilizzazione?
• Pressioni esterne / 3° errore di Luigi XVI. Le corti dei principali stati europei considerarono la questione francese un affare internazionale e si mobilitarono per sostenere il re Luigi XVI. Il quale commise il terzo fatale errore: tentò una maldestra fuga nel giugno 1791 (fu riconosciuto e bloccato a Varennes), manifestando così il suo ambiguo ruolo di garante del nuovo stato. Pochi mesi dopo firmò la Costituzione solo perché costretto.
• Problemi economici. Le cose non vanno meglio per la gente comune. C’era inflazione, disoccupazione. Inoltre la legge Le Chapelier che proibiva le associazioni operaie aumentò lo scontento nelle classi popolari (rappresentate politicamente dai “sanculotti”, sempre più influenti).
• Divisione politica. La rivoluzione aveva innescato una passione politica molto forte: stampa, club, sezioni, petizioni e manifestazioni; feste, giornate insurrezionali, alberi della libertà…bandiere, inni. In questo clima molto intenso le posizioni politiche si radicalizzarono e si moltiplicarono. Si crearono – all’interno dell’assemblea – i “partiti” di destra (per fermare qui le riforme), di centro (cambiare ancora qualcosa) e di sinistra (cambiare la sostanza dei provvedimenti a cominciare dalla proclamazione della repubblica).
• Controrivoluzionari. Il fronte degli sconfitti iniziò a riorganizzarsi intorno ai molti esponenti del clero che rifiutarono il nuovo status assegnatogli dallo stato. Specialmente nelle regioni meno urbanizzate l’opposizione al nuovo stato fu molto forte. Divenne celebre nel 1793 la rivolta della Vandea. Ma non fu la prima, né l’unica.
Emersero figure molto carismatiche, capaci cioè di convogliare e guidare i sentimenti collettivi attraverso la retorica, la propaganda, l’abilità nel convincere gli altri. Una di queste, Maximilien Robespierre, guidava l’ala sinistra dell’assemblea, detta dei giacobini, in virtù del luogo di ritrovo dei fondatori del partito.
La repubblica giacobina (1792-1794)
Per uscire dallo stallo e per prevenire una possibile azione militare dei paesi confinanti (Austria, Prussia) l’assemblea si decise a giocare la carta della guerra.
Nell’aprile 1792:
- GUERRA contro Austria e Prussica
- Giro di vite nella politica interna contro disfattisti e controrivoluzionari.
Ancora una volta l’assemblea si trovò ad un punto morto; incapace di decidere e di organizzare l’azione di governo. A prendere le redini del paese fu “di fatto” la COMUNE INSURREZIONALE , che aveva al suo interno rappresentanti degli stessi “partiti” dell’assemblea ma in proporzioni diverse. In pratica la guida passò in mano al gruppo giacobino che lo mantenne per quasi due anni, pur in forme e con interpreti diversi.
La guerra
Inizialmente l’esercito prussiano avanzava minaccioso verso Parigi. Il nuovo organo dirigente (la comune di Parigi) rispose al “panico da sconfitta” con una serie di leggi eccezionali che smantellarono il sistema di potere appena introdotto.
• Tribunali speciali
• Repressione ai controrivoluzionari (considerati contro la patria)
• Abolizione della monarchia (21 settembre 1792); processo e condanna a Luigi XVI.
• Dichiarata la repubblica francese. Costituzione nel giugno 1793.
• Convenzione. Al posto dell’assemblea nazionale, una nuova assemblea costituente.
• Grande reclutamento di soldati tra la popolazione. Propaganda nazionalista (adottata al Marsigliese, dal canto di un battaglione dell’esercito).
• Nuovo calendario
Risultati?
Vittoria militare a Valmy il 20 settembre 1792.
Moltiplicazione dei fronti di guerra: entrano anche Gran Bretagna, Olanda, Spagna, Savoia e altri principati tedeschi. Le cose si mettono male per la Francia.
In risposta la Comune opta per la leva obbligatoria, ingrossando le fila dell’esercito fino a circa 700.000 unità.
L’arruolamento coatto provocò una resistenza fortissima. Nelle campagne (dove l’influenza della chiesa era molto profonda) le famiglie erano determinate a non mandare i giovani a combattere per la rivoluzione: in alcune zone si scatenò una vera e propria guerra civile. Tra le numerose aree di guerriglia la Vandea (zona a nord e sud della Loira) è la più celebre.
MARZO 1793
Le rivolte indussero il potere (sempre più stretto nelle mani di pochi) ad una nuova serie di misure repressive e coercitive:
• tribunale rivoluzionario
• comitato di salute pubblica
• comitati di sorveglianza
N.B.
E’ la guerra che crea il meccanismo perverso per cui la paura della sconfitta legittima l’adozione di una serie di misure eccezionali anti-democratiche. Inoltre la necessità di autoritarismo accentra il potere nelle mani di pochi. In breve troviamo un potere autoritario e pressoché illimitato (esercitato da uno o da pochissimi) che, in nome della sicurezza e della patria, muove contro i nemici esterni e contro gli oppositori interni con tutti i mezzi. Il passo verso un regime di terrore è breve, perché di fronte alle sconfitte militari la principale arma a disposizione dei governi è la mobilitazione generale , l’esasperazione dei contrasti, la realizzazione di un mondo dove si è a favore o contro; e chi è contro deve essere eliminato!
Nel corso del 1793 le vicende belliche andavano male per i francesi; le rivolte interne non si placavano. Erano le condizioni ideali per accelerare la spirale funesta della guerra totale: nell’ottobre 1793 fu emanato l’obbligo di arruolamento per tutti i giovani tra i 18 e i 25 anni; fu requisito il grano nelle campagne; fu portato al massimo grado il regime poliziesco di repressione controrivoluzionaria. I tribunali speciali lavoravano a pieno ritmo condannando alla ghigliottina migliaia di persone (con processi sommari, spesso senza prove) per ragioni politiche. I leader delle varie fazioni si eliminarono tra sé, infatti chi raggiungeva il potere faceva condannare a morte i suoi avversari politici. Finirono così ghigliottinati tutti i principali protagonisti del Terrore: Danton, Herbert, Desmoulins ecc.
Nel luglio 1794 la svolta: l’esercito dopo alcune vittorie importanti (tra cui quella di Napoleone Bonaparte a Tolone) ottiene una vittoria fondamentale a Fleurus che sancisce in pratica il successo militare della repubblica francese. Nello stesso periodo le rivolte interne si placarono fino a rimanere solo casi sporadici. A questo punto non c’erano più ragioni di misure di emergenza. Anche Robespierre, “l’incorruttibile” il grande timoniere della repubblica giacobina, fu scalzato dal resto del comitato e condannato a morte; per il calendario rivoluzionario era il 9 termidoro, per il resto del mondo il 27 luglio 1794.