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Imperialismo e colonialismo

L’età dell’impero 3

Come fecero poche migliaia di soldati a sottomettere continenti interi?

Gli elementi che concorrono in questa incredibile evoluzione nella storia dell’umanità sono:

SUPERIORITA’ TECNOLOGICA

Non solo superiorità militare, nelle armi e nei mezzi tecnici a disposizione. Determinante fu l’apporto dell’industria chimica e farmaceutica. La penetrazione in Africa fu resa possibile grazie all’invenzione del Chimino un farmaco in grado di vaccinare gli europei da molte malattie. Prima della metà dell’Ottocento ogni spedizione nelle regioni interne dell’Asia o dell’Africa conosceva una percentuale vicino al 90 delle perdite complessive dovute a infezioni e virus.

Naturalmente la retrocarica e poi la mitragliatrice resero impari lo scontro. Esemplificativa è la battaglia di Omdurman nel settembre 1898 sul corso inferiore del Nilo , nella quale 8000 inglesi sconfiggono i Dervisci e ottengono il controllo del Sudan . Troviamo la descrizione dell’avvenimento nelle memorie [1] di Winston Churchill : il grande statista ci racconta di una battaglia che vide rimanere sul campo 20 inglesi, 28 egiziani (alleati degli inglesi) e ben 10000 sudanesi. E’ la più grande vittoria militare imperialista.

GENOCIDIO

La civiltà occidentale ripete su scala planetaria quanto fatto in America Latina dai conquistadores spagnoli. Ovvero realizza un vero e proprio genocidio. Il caso più evidente è quello dello sterminio dei pellerossa nell’avanzata verso il far west.

Qual era il problema della convivenza tra i (pochi) europei in avanzata verso ovest e i (pochi) nativi americani già presenti in un territorio immenso?

Il problema era che i nativi americani erano impermeabili ai valori dei conquistatori:

  • lavorare
  • convertirsi alla religione cristiana

Per questo agli occhi degli europei sembrarono “non-umani” e quindi tranquillamente sterminabili. L’ideologia che guidò il terrificante genocidio dei pellerossa è ben riassunta celebre detto western: “un buon indiano è un indiano morto”.

La storia degli aborigeni australiani e neozelandesi non si discosta di molto: è significativo infatti come le leggi aborigene non furono riconosciute dai nuovi arrivati che si impegnarono ad applicare le “loro” leggi. Così il diritto britannico considerava terra di nessuno il territorio abitato dagli aborigeni e fuorilegge chi lo occupava abusivamente. Lo sterminio fu “legalizzato” e, in un certo senso, anestetizzato per la coscienza dei conquistatori.

Ma non è solamente l’impero britannico ad essersi macchiato di terribili operazioni di pulizia etnica. La Germania può “vantare” il caso emblematico del popolo HERERO nell’odierna Namibia: villaggi di pastori trasferiti in campi di concentramento e qui sterminati. Un episodio tornato recentemente (2004) agli onori della cronaca per le scuse ufficiali del governo di Boon.

Anche l’Italia fece la sua parte. In ritardo, ma non fu da meno. In Libia a partire dal 1923 fu attuata la politica dello sterminio contro il popolo dei SENUSSI. Ancora pastori e semi-nomadi deportati in massa ed eliminati fisicamente dal territorio che avevano sempre abitato.

Probabilmente il fenomeno del colonialismo/imperialismo 1860-1914 è, nel suo complesso, la pagina più tragica nella millenaria storia dell’umanità. A differenza dell’abisso hitleriano questa non ha avuto alcun riscatto, alcuno stop, alcuna rinascita, alcun giorno della memoria. Tutto quello che è seguito è stato segnato irreparabilmente e drammaticamente da quella sconvolgente esperienza.

DISTRUZIONE COMUNITA’ LOCALI

Le società investite dall’occupazione europea sono distrutte e stravolte. All’inizio espropriazione delle terre comuni e concessione ai capi-tribù di alcuni privilegi e proprietà. Il principio della proprietà privata – spesso assente in comunità fondate sull’uso e la condivisione collettiva dei beni naturali – fu l’elemento in grado di sgretolare il sistema economico, ma anche mentale e pratico di socializzazione in uso da secoli. Con l’attribuzione dei beni di proprietà privata fu introdotto l’obbligo della fiscalità, altro aspetto sconosciuto per la gran parte dei popoli extra-europei.

La colonizzazione portò ad alcune novità che annientarono la cultura e la vita sociale di intere regioni continentali: chiamarono civilizzazione la “conversione” non tanto alla religione cattolica (che fu un aspetto ideologico importante) quanto all’obbligo del lavoro e del pagare le tasse. L’alta fiscalità obbligava a lavorare e produrre e scambiare sul mercato.

DIVIDI ET IMPERA

Gli europei furono abili a sfruttare le rivalità tribali per semplificare il controllo del territorio. Era un espediente tipico mantenere l’ordine con corpi speciali formati da soldati di etnie rivali.

In India ad esempio mussulmani e indù avevano convissuto pacificamente per secoli. Gli inglesi giocarono sulla rivalità facendo di tutto per mettere contro le due principali culture del sub-continente. Lo stesso è avvenuto in Palestina.

LAVORO COATTO (schiavismo)

L’esempio più clamoroso per comprendere questo aspetto della colonizzazione è quello del Congo .

Alla conferenza di Berlino del 1885 il Congo fu dichiarato indipendente e posto sotto protettorato del Belgio di Leopoldo II. Fu un espediente per evitare che il territorio ricchissimo di materie prime fosse causa di una guerra tra le grandi potenze Francia, Gran Bretagna e Germania. Apparentemente il Belgio gioca un ruolo positivo, con un vero e proprio mandato di civilizzatore. In realtà il Congo diventa una zona franca del super-sfruttamento, in cui le popolazioni indigene sono ridotte in schiavitù e private di qualunque porzione delle ricchezze ricavate dal commercio del caucciù e dell’avorio. Gli africani costruirono strade, barche, case…e tutto quello che era funzionale all’economia belga ed europea in generale.

In quel caso lo sfruttamento fu così brutale che l’opinione pubblica del vecchio continente mise sotto pressione Leopoldo II fino a rimettere il mandato di “civilizzazione”.

URBANESIMO (espulsione dei contadini dalle campagne)

Le monoculture estensive imposte a territori conquistati portarono a due importanti conseguenze:

rendere i paesi colonizzati dipendenti in tutto e per tutto dalla “madre patria” distruggere la capacità di autosostentamento ed estromettere i contadini dalle campagne.

Questo secondo aspetto portò alla nascita caotica di enormi agglomerati urbani senza che, come era successo alcuni decenni prima nella vecchia Europa, ci fosse il benché minimo accenno di sviluppo industriale. Calcutta, Saigon, Shangai, Nairobi sono solo esempi di città figlie del colonialismo.

Dopo la Grande Guerra

La grande corsa rallenta col nuovo secolo e si arresta sostanzialmente con lo scoppio della guerra mondiale. Tra le due guerre non succede quasi più nulla e le rispettive posizioni sono in sostanza consolidate. L’espansionismo dei paesi dell’asse è annullato dal successo militare degli alleati.

Nel dopoguerra avviene un doppio processo che cambierà radicalmente la faccia geopolitica del mondo: da una parte ci sarà un vasto processo di de-colonizzazione, dall’altro si svilupperà una nuova forma di imperialismo economico-finanziario in grado di aumentare a dismisura la differenza di ricchezza tra ex-colonizzatori ed ex-colonizzati, disegnando uno scenario che appare allo stesso tempo un desolante dejà-vu e una ulteriore novità.

[1] The story of the Malakand Field Force, 1898